La formazione dell'Europa cristiana by Peter Brown

La formazione dell'Europa cristiana by Peter Brown

autore:Peter Brown [Brown, P.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2006-10-02T16:00:00+00:00


3. Un impero conquista il suo volto pubblico: lingua, monete e moschee

Per effetto di queste pressioni, lo Stato messo in ordine dai successori di Mu‘awiya, in particolare i califfi ‘Abd al-Malik (685-705) e al-Walid (705-715), fu uno Stato insolentemente islamico, arabo.

A livello base, la prassi amministrativa continuò come prima. Famiglie romano-orientali continuarono a raccogliere le imposte in Siria e in Egitto, i Persiani facevano lo stesso in Mesopotamia e in Iran. Guardando dal basso, poco era cambiato. Non così, invece, al vertice. A livello di governo, l’impero assunse un solido volto pubblico. Dopo il 699 l’arabo divenne l’unica lingua ufficiale della burocrazia. All’epoca, il cambiamento riguardò solo quelli coinvolti in questioni amministrative. Ma per far sentire la loro presenza in giro per il mondo i califfi usarono gli stessi mezzi, prevalentemente visivi, impiegati dagli imperatori della Roma d’Oriente. Usarono le monete, che ognuno vedeva. Dopo molti esperimenti, nuove monete d’oro e d’argento furono emesse nel 693 in sostituzione delle monete romano-orientali, che avevano circolato in precedenza come valuta legale, o erano state copiate, con adattamenti, nei conii del califfo. Ora dalle monete scomparvero tutte le rappresentazioni di figure umane. Su di esse si vedevano ormai solo testi del Corano, in compatta scrittura araba14. Anche le pietre miliari cominciarono a recare iscrizioni in arabo, inclusa la professione di fede musulmana, la shahâda: «Professo che non esiste altra divinità oltre che Dio stesso e che Muhammad è il suo profeta»15.

Nell’anno 700, gli spazi pubblici di Siria, Egitto e Iraq avevano iniziato ad apparire come distintamente musulmani e arabi. La scrittura araba la si vedeva sulle monete, nelle iscrizioni e sui tessuti. Un po’ più tardi, sotto il califfo Yazid II (720-724) la Croce (che era stato il segno per eccellenza – quasi la «bandiera nazionale» – dell’impero cristiano romano d’Oriente fondato da Costantino) fu rimossa dai luoghi pubblici16.

Soprattutto, i musulmani si impadronirono delle tradizioni di edilizia pubblica che avevano portato, nella Roma d’Oriente, a stupendi monumenti come la chiesa costantiniana del Santo Sepolcro a Gerusalemme e l’Haghia Sophia di Giustiniano a Costantinopoli, come abbiamo visto nei capitoli 3 e 7. Essi erano pienamente coscienti della necessità di competere con i cristiani. Fu in questo spirito che il califfo al-Walid costruì la Grande Moschea di Damasco:

Aveva infatti osservato che la Siria era un paese che era stato a lungo occupato da cristiani e aveva notato che le belle chiese che ancora appartenevano a loro erano di una grazia incantevole e così famose per il loro splendore [come la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme]. [...] Cercò allora di costruire per i musulmani una moschea che impedisse loro di guardare con ammirazione alle chiese cristiane, e che fosse unica e una meraviglia per il mondo17.

La Grande Moschea di Damasco, che al-Walid iniziò nel 705, rivelava molto chiaramente quello che i governanti musulmani dell’impero volevano. Perseguivano, in un nuovo idioma, un ideale pienamente romano. Crearono spazi pubblici in cui esibire stupefacenti affermazioni visive della prosperità e dell’innata superiorità del loro impero. Le moschee erano perfette a questo fine.



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